.. sí, sí... siamo tutti persuasi di darci a Carl'Alberto, vogliamo tutti Carl'Alberto.
– Pur troppo, – riprese Daniele, – pur troppo, perché la gente di cuore è poca... poca ancora...
A cui Salvatore con vivacità, ma non senza una certa bonomia rispettosa, giacché Daniele, stimato un torvo repubblicano, ma sincero, proprio un filosofone, sul fare di Diogene, otteneva per la virtú della sua povertà, piena di sdegni e di virtú, una certa deferenza, anco da chi non sentiva come lui.
– Abbi pazienza, Daniele, i tuoi principii sono conosciuti, e non credere a te mi parrebbe un delitto; molte volte sotto a quei gran paroloni di sfegatato repubblicanismo c'è un bel codino fradicio... tanto è vero che gli estremi si toccano... sta! sta! a te non viene il rimprovero... che dico?... il vitupero: ma per ciò che gridi contro a noi perché non siamo della tua, e ci chiami di poco cuore... o senti... se tu n'hai coraggio, noi non ne manchiamo perdia!...
– Sí, e che farne del vostro coraggio?... – riprese Daniele, – liberarci dai Tedeschi – continuò con una energia cupa e concentrata, – per poi passare sotto il giogo d'un altro governo gretto e pedante, che protegge le disuguaglianze sociali, le mostruosità, gl'infami privilegi... s'ha a cadere dalla padella nella brace!... verranno i Piemontesi, i nuovi Croati: e piova, diluvio universale di croci, livree, onori, conti, contesse, corteggiamenti, diplomazie ed altre scimmiottate, schiavitú stomacosa, gesuitismo in maschera... ma poi in realtà sia piú ben visto e ascoltato il principe tale, perché ha venti milioni, di quello che il povero onesto e intelligente.
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