CAPITOLO IIFIORENZA E TERESA
Erano Fiorenza e Teresa; moglie la prima, sorella maggiore la seconda d'Alessandro: diversissime anche queste due d'aspetto, d'anima, d'educazione; ed oh! quanto, nel destino della loro vita, alla quale i tempi, l'imperversare della rivoluzione portavano nuove differenze.
Quieta, oscura, innocente la gioventú della sposa d'Alessandro trascorse coi suoi genitori, buoni borghesi della città dove ha scena il presente racconto.
Conobbe il giovane Rizio: ne fu amata e l'amò; da pochi anni uniti in matrimonio, vivevano felici ambedue. Di due figli nati, uno a poca distanza dall'altro, ne avevano uno, da non molto tempo divezzato, e che cresceva sano e bello come un fiore. Di Fiorenza è tutto detto. Poco aggiungeremo della Teresa, non perché la materia manchi, ma perché basta dire soltanto ciò che torni indispensabile alla chiarezza del racconto.
La Teresa dal primo suo nascere aveva sempre dato da fare e da pensare alla famiglia, e pareva che in quel modo volesse continuare fin l'ultimo respiro. Ogni casa, per poco numerosa, ne ha di quei soggetti, creati apposta per tribolazione propria e d'altrui. Non poteva dirsi trista di carattere; ma imperiosa, caparbia, violenta e sempre in lotta con sé stessa: buona, ma infelice, rendeva infelici coloro che l'attorniavano. Di piú... e qui stava il peggio, una peripezia amorosa, sofferta da ragazza, l'abbandono cioè d'un giovane, pessimo arnese da lei amato alla follia, esercitava un cattivo, tristissimo ascendente nella sua vita di moglie e di madre.
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