Veramente chi doveva decidersi a quel passo pareva lui; ma, caso non raro, benché strano, era lei che durante la rivoluzione non sopportava piú lo stato di violenza, di cui dianzi quasi non s'accorgeva. Si sentiva senza dubbio piú infelice: cosa voleva? cosa intendeva?... liberarsi come l'Italia... ma e l'onore?... e la famiglia?... dunque continuare a vivere in ceppi quando si gridava da per tutto libertà?... contrasto che inferociva il suo animo già mal disposto, e a cui solo sorrideva l'idea d'uno svincolo tranquillo, senza scandalo e pubblicità. Il marito taceva, si teneva sulla difensiva, lasciava sbollire quelle prime furie, si manteneva in una passiva indulgenza, e non dava alla sposa nessun appiglio a brusche risoluzioni.
– Cosa c'è? – chiese Alessandro guardando quelle due donne, a lui care ambidue e, senza quasi pensarci, notando la dolorosa differenza, il contrasto delle anime loro, delle loro abitudini; ciò che pur traspariva dal semplice aspetto di esse.
Gracilina, svelta, vestita di semplicità e di candore, a Fiorenza nessuno studio occorrea per piacere. Quel fazzolettino tricolore annodato al collo bastava: bastava quel suo abitino bianco, lunghetto, poco ampio, cadente con grazioso drappeggiare, per esser bella come un'apparizione. I capelli neri portati sotto l'orecchio, uniti sotto la treccia, che le poggiava bassa fin alla nuca, e da dove partiva una discriminatura bianca, diritta, e si fermava nel mezzo della fronte serena, specchio dell'anima; il profilo grandioso, tutto italiano, rendeva più spiccata, piú attraente, se cosí posso dire, la espressione ingenua, che vi si leggeva per entro.
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Italia Alessandro Fiorenza
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