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      ... superbia, aristocrazia non so com'è fatta... ecco... la prova – e qui faceva saltar via un'intera punta di corona; – vedete se io bado ai ninnoli della nobilèa – ma sto per le cose giuste, e il disordine non mi va punto. – Poi si tolse di là, e andò vicina al gruppo dei giovani, sempre intesi a declamare e a perorare sullo stesso soggetto.
      Intanto succedeva questo dialogo fra Salvatore e Fiorenza: ella:
      – Giusto appunto ch'io ti volevo un po' vicino a me: – lui:
      – Sentiamo.
      – Che poco te ne prema della sposa...
      – Ancora promessa...
      – Che poco te ne prema... già... ora per l'Italia, ora per gli studii... basta, è un destino. Ma la madre!... almeno per quella abbi un po' di riguardo.
      – Riguardo? – esclamò abbassando gli occhi Salvatore; – e cosa significa questo riguardo? ch'io non vada via, forse? e, intanto che gli altri son là a menar le mani, a coprirsi di gloria, io me ne stia accovacciato presso le sottane della mammina? Va là... non ci mancherebbe altro!... allora comperami una puppatola, dolci, chicche... è meglio alla prima. Credevo la moglie d'Alessandro Rizio d'un altro sentire... ma già è tuo suocero ad ispirarti... e quando sarò io marito della Clelia...
      – Piano!... piano!... con quel fochino!... dicevo che anco partendo, com'è dovere d'ogni Italiano, si può aver un tantin di riguardo... si può non gridar tanto, e a gola aperta... che... insomma ci vuol poi molto a risparmiare affanni alle povere mamme?... vorrei esser io, saprei battermi bravamente, e darla un po' ad intendere.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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