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      Questa dal canto suo, brontolando fra i denti:
      – Bella maniera codesta! – strascinava i camiciotti dei bimbi, nella vista di acconciarli meglio. Ma essi appena poterono, le sguisciarono via di mano, e corsero a fare ognuno il soldato, a rizzar barricate, i giochi insomma d'allora.
      – Guarda... – mormorò Salvatore all'orecchio della futura cognata, – Lorenzo mi pare un commissario di polizia in disponibilità.
      – Per amor del cielo ch'ei non torni al potere, – disse Rocco, sdrajato per terra lí presso, accanto a Rensini, – se no... grama lei...
      – E grami noi piuttosto! ... veh!... costui che pensa alla moglie... – vociferò brutalmente Rensini, e concluse: – s'impicchino tutti e due; lui un tedescone fradicio, ella una matta.
      Rocco gli die' di gomito, e per cambiar tono al discorso, s'accese un sigaro e cominciò ad esclamare:
      – Oh... gran piacere codesto... e dire che ho tralasciato di fumare per due mesi... oh! Dio che sagrifizio... se non era per la morosa. – Qui tutti lo guardarono. – Sí, o che l'Italia non è la morosa?... oh! ma all'ultimo non reggevo... buono che finí, se no andavo io solo all'assalto del quadrilatero, tanto per avere il permesso di fumarmi un sigaro.
      – Siamo stati bravi! – esclamò Salvatore; – ma il tabaccaio se n'è accorto al ricevere dei quattrini!... no?... Fiorenza... a cosa pensi?... – e la scuoteva. – Guardi tuo cognato?... che sí, dopo ch'io t'ho detto a chi somiglia, te ne innamori!
      Per verità Fiorenza stava considerando quell'uomo, e sentiva come il paragone comicamente immaginato da Salvatore avesse il suo fondamento nell'attitudine di Lorenzo e di Teresa, simile in certo modo a quella d'Italia e de' suoi dominatori.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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