Del resto viveva del commercio di pelli conciate, e ne teneva poco distante da casa un fondaco: manteneva una moglie, una figliuola e due fratelli, Giosuč e la Celeste. Giosuč di politica non s'impacciava mai, e, per non entrarci nient'affatto, ad ogni batter di generale, a ogni tafferuglio, andava a letto, campo neutro dove si stimava sicuro.
– Tu, Eusebio!... – gridasi all'uomo, che si era presentato all'orto del signor Francesco, suo padrone: – Eusebio!... Eusebio!... vedete un po' dove si va a cacciare lo spirito guerriero!
– Tu se' matto!... matto da legare! – esclamň il paron Checco, addossandosi ad un muricciolo contermine dal quale, di slancio, si poteva saltare nell'orto dei Rizio: cosí le sue donne gli si fecero a lato, come sull'avanscena d'un teatro, dove il paron Checco aveva tutta l'aria d'un padre nobile da commedia; colle sue brave mani nelle saccocce di un ampio soprabito, con quel suo viso rubicondo, in mezzo a cui porporeggiava un nasone a bitorzoli. Il barbiere gli aveva lasciato crescere una moschetta larga, sguaiata e due mostruosi mustacchi, tagliati obliqui verso i zigomi, che a quello stampo di giacobino dell'89 ben pasciuto e nutrito, dava un'aria veramente originale.
La compagnia dal giardino Rizio, scorgendo quella bella figura di patriotta, fu subito attratta alla sua volta. Giŕ era un uomo d'una certa cultura classica, e lo vedete dalle sue citazioni latine; non mancava di brio, e per solito, al dopo pranzo, le tinte del suo spirito, come quelle del suo naso, solevano brillare di piú.
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