Pagina (40/354)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      A cui la signora Giuliana, sua moglie:
      – Via!... Abbiamo l'ordinanza dell'ufficiale romano... eh!... sí... a servizio... – mormorò a una supposta opposizione del marito, – ci va quando gli frulla, costui!
      – Perché, – ricominciò la Marietta, – sentii dire che se uno, Dio liberi, cade in guerra, è piú facile salvarlo quando gli si viene subito in soccorso...
      – Sí... sí... già ci son le ambulanze... ma se ciò ti calma, via il principe Eugenio sarà il mio scudo.
      – E en avant! – intonò Eusebio.
      Allora il paron Checco:
      – Bravo: en avant! – disse anch'egli tutto ringalluzzito; poi, come se il vecchio demonio della rivoluzione francese gli si evocasse all'improvviso, – e crepino gli aristocratici! – gridò con voce sonora, pestando anch'egli i piedi per terra, e mettendosi ad intonar la marsigliese.
      Salvatore in quel momento, non contenendosi più, intuonò allegramente:
     
      «Addio, mia bella, addio,
      L'armata se ne va;
      Se non partissi anch'ioSarebbe una viltà,
     
      Con quel che segue fino a
     
      Del mio sepolcro allatoUn fiore spunterà.
      Tu il bacia il dí ch'è nato,
      È fior di libertà».
     
      Tutti, che ben s'intende, gli fecero coro, cantando strofa per istrofa quella bella canzoncina che ha un ritmo così dolce, così malinconico, e tanto naturale che pare una melodia istintiva, di quelle che nei momenti di commozione l'anima crea per disfogare i suoi affetti.
      – Magari anch'io – esclamò la Teresa, a cui quel canto per mille intime ragioni aveva sollevato, esaltato all'ultimo punto ogni sentimento. Poi brandí una pistola, e stese il braccio in attitudine un po' spavalda.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Giuliana Marietta Dio Eugenio Eusebio Checco Teresa