– Toh!... – disse Rensini, ammiccando malizioso, – non ci dispiacciono poi mica troppo a noi le donne soldate.
– Oh! per questo poi, – saltò su Salvatore, – n'ho vista una io a mettersi anch'ella colla crociata: vista io giorni fa, a Venezia in processione: e come l'andava via col pennino in capo, berretto tondo, gonnellino corto, seria, col suo matto tamburo al collo... e tutti assicuravano ch'è una putta da bene.
– Mi pare ch'ella facesse meglio a starsene a casa e filare la rocca, – disse secco secco il signor Agostino, – invece che sgonnellare dove non le tocca punto.
– Bah!... idee vecchie!... – scattò la Teresa.
Egli sorrise ironico; poi con tuono sommesso, ma fermo:
– Dov'è Lorenzo? – domandò bruscamente.
– Che so io?... – rispose con arroganza la Teresa – era per l'orto.
Allora il burlone di Rocco:
– Adesso lo cercheremo dov'è... è stato perduto un marito... – badava a gridare – mancia a chi lo trova!
– È andato via, – disse colla sua flemma il professore Alberto, – ha letto i fogli fino adesso...
Il dottor Agostino fe' un moto come per dire: – quelle delizie di fogli! – ma colla bocca mormorò:
– Va bene!... va bene!
– Non gli hai nemmeno rivolta una parola, – disse piano, ma non senza rimprovero Fiorenza all'orecchio di Teresa.
– Cosa gli dovevo dire? – vociferò questa, – cos'è venuto a far qui?... non doveva rimanere a guardia del casino fuori della porta?... c'è quel po' di grazia di Dio... Ho presa un'arrabbiatura!...
– Sta quieta!... S'è visto... ti sei fatta abbastanza scorgere.
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