... – esclamò furente.
– Via, sentiamo, – disse il giovane con un gran sospiro.
– Senti, – e qui tirava fuori una lettera.
– Ecco!... me l'ero immaginato.
– È l'ultima... è per sapere... son tre mesi che vivo come un'anima dannata... ch'ei non dà segno di vita... ah!... non si tratta cosí... una donna che s'è aperto sotto i piedi un inferno per lui... – disse la infelice, svelando per un momento l'abisso dei propri rimorsi; – insomma io voglio sapere... voglio che mi dica... voglio andar via di qua, io...
– E i tuoi figli?
– Oh! quelli con me – gridò con energia un po' sforzata la donna; poi con piú sommessione: – senti, non negarmi questo favore... voglio sapere la verità: voi altri ci passate, anzi la crociata si ferma dov'è lui: dianzi era al Piave, poi s'è trasferito altrove. Dunque lo vedi. Mi basta una parola... ma te ne scongiuro.
E aggiungeva alle parole energici atti. Salvatore con gesti indefinibili, o appena appena d'un assentimento per forza, la lasciò.
Da questo breve dialogo il lettore comprenderà come, oltre alle tante sue angoscie, la povera Teresa aggiungesse quelle dell'amor proprio offeso, e come in quella orribile strada, ove le era tutto vietato, glielo fosse anche, e suo malgrado, la colpa.
CAPITOLO VLA MADONNA DEL SOCCORSO
Alcuni giorni dopo veniva Alessandro a casa, in uniforme di guardia nazionale, perché appunto era stato d'ispezione da ventiquattr'ore, e poco avvezzo a vegliare la notte, si sentiva stanco. Egli si trascinava dunque con lentezza e furia nell'istesso tempo, quando un rumore indistinto attrasse la sua attenzione, e gli scemò la stanchezza.
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Piave Teresa Alessandro Salvatore
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