.. chi cercate? – disse Alessandro a quella marmaglia, e per dare maggior autorità alle sue parole si piantò fermo in mezzo la via, e si appoggiò al suo fucile, in una certa attitudine d'aspettazione tra bonaria e minacciosa. La turba si fermò anch'essa, benché impaziente per tema di perdere la sua preda.
– Cosa c'è?... che è accaduto? – riprese Alessandro con voce severa.
– C'è un tedesco, una spia nascosta... è saltata fuori finalmente... è un fornajo d'armata, che non si sa, come era rimasto a Venezia, dopo andati via i Tedeschi.
– Intanto quel farabutto ci scappa – urlò un omaccione grande, grosso, terribile, forza brutale, non piú ignara di sé, dal momento che fiutava il sangue.
– Cosa gli volete fare a un grullo di tedesco, perduto qua accidentalmente?... avete paura che si mangi proprio l'Italia un gramo fornajo, morto di spavento, basito di fame?... lasciatelo andare con Dio.
Gli astanti ascoltavano, e quasi parevano persuasi, quando l'omaccio tornando alla sua raccomandazione favorita ed urgente, intonò un altro:
– E intanto ci scappa... ci scappa... eh! perdio, non ce lo lascieremo scappare pe' suoi discorsi – e fissi gli occhi da demonio nel viso d'Alessandro, gridò: – morte alle spie e a chi le protegge – poi inalberata la zampa (non ci regge il cuore di dir mano), il feroce die' in mostra un brandello delle vesti, strappate al fuggente e insieme un grumo di capelli, orribile trofeo, di cui piú s'inorgogliva.
L'atto cambiò i sensi della moltitudine, la quale fu presa da un tal furore, che poco mancava si slanciasse sopra Alessandro.
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