Nell'istesso momento un uomo, che passava in lontano sorreggendo un vecchio, dal portamento altero e signorile nel suo stato di infermità e decadenza, vide quello spettacolo e si fermò un momento a contemplarlo. Poi sparvero tutti e due senza che nessuno si fosse accorto di essi.
CAPITOLO VIDOVE SI CONTINUA L'AVVENTURA DEL FORNAJO
Come nella vita accadono cose che si era lontani dall'immaginare nemmeno possibili! Alessandro, giovine ingegnere, guardia nazionale, ammogliato, cittadino voluto bene da tutti... eccolo in procinto di venir maltrattato dal popolo... lui... un italianone della sua sorte... lui il primo a buttarsi fuori fino dai primi trambusti... chi lo avesse detto!... e Fiorenza? la tranquilla guardiana della pace domestica, la ritrosa donna, che andava poco piú in là che da casa del marito a quella dei genitori... eccola anch'ella in faccia ad una turba feroce, a contrastarle in certo modo un uomo, o, se non altro, a soffrire con lui, ad essa ignoto, quelle mortali angosce!
– Poveretto!... è piú morto che vivo – mormorò Fiorenza.
– Ah!... patrona mia... mia patrona! – mormorò l'uomo con voce che non avea niente d'umano: ma piuttosto strido di strumento scordato, o peggio ancora, guaito di cane. Fiorenza con rapido cenno si curvò leggermente, e appoggiò il dito sulle labbra, per intimargli silenzio.
– Dice ch'è piú morto che vivo... mi pare che bulichi, e del fiato n'abbia pure in corpo – vociferò una donna in mezzo a quella plebe: – ecco – riprese con ironia bisbetica la megera: – ecco, perché una signora lo piglia in protezione, andrà salvo.
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Fiorenza Fiorenza Alessandro Fiorenza
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