Pagina (65/354)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il sito dove nacque il fatto è coperto d'una erbetta verde, rotta da marmi bianchi e ferrigni: specie di punte, di scogliere che sporgono da quella superficie come da un oceano di verdura.
      Avevamo, ti parlo della nostra compagnia, il formidabile armamento d'un cannone: qualcosa meno di quello della grande armata al passaggio del Niemen e che offre cosí magnifiche descrizioni al nostro buon vicino paron Checco. Però sta ben attenta, al Niemen co' suoi ottantamila artiglieri e cavalieri, la stella di Napoleone cominciava a tramontare. A Montebello, con quattro cannoni in tutto, la nostra sorge. Comunque sia la cosa, questo nostro cannone, prescindendo dal suo valore morale, fece il dover suo, e dalla sua bocca uscí piú volte la morte.
      Senti, mia dilettissima, ricordi quelle feste da ballo in cui comparivi leggera come una silfide, e dove per la prima volta vedesti, fra una turba di monelli sul mio taglio, in giubba e cravatta bianca, me... il tuo Salvatore... ti ricordi quando, senza bisogno di parole, impegnata meco pel primo valtzer (parola non ancora abolita, come non lo è la svanzica) ci mettevamo in sull'ali, fermi e pronti aspettando la musica? Il core attratto dalla lieta vertigine batte; il piede è impaziente... quand'ecco la prima arcata di violino, le prime note del flauto, il cembalo sonante rimbombano in una volta: l'armonia vola, volano le persone travolte nel turbinío delle danze. La festa è cominciata.
      Fa conto che il primo colpo di cannone fu per noi come l'aprirsi d'un ballo, è l'impressione che me ne rimase: non disgiunta da un certo che di solenne, e dal bisogno di volgermi pure a Dio come in punto di morte.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





Niemen Checco Niemen Napoleone Montebello Salvatore Dio