.. o che fossi io a immaginarmelo? Fatto sta che precipitai nel casolare. Romeo ancora lo vegliava, ma all'irrompere ch'io feci, spaventato fuggiva. Io lo trattenni.
– Non mi riconosci? – gli grido.
– Cos'è?
– È l'inferno, – risposi, – i Tedeschi ci son venuti addosso e ci convien fuggire.
– E cosí?
– E cosí stiamo chiotti e nascondiamoci qua: forse intanto se ne andranno.
– Bisognerebbe chiudere quel buco da dove possono vederci, – e additava una specie di finestra. Poi subito si mise alla bisogna adoprando pali, frasche, attrezzi rurali abbandonati.
Mentr'egli lavorava a barricare la stanzuccia, io non poteva trattenermi dal contemplare il cadavere del nostro povero vecchio, trasformato dalla morte: in pochi minuti non piú riconoscibile, colla bocca aperta, pareva non pertanto che ancora improvvisamente dovesse rianimarsi, tornar lui; e slanciare il suo en avant, pas de pur! In quel momento, non te lo posso nascondere, ho pensato, forse... di qui a poco io sarò simile a questo cadavere... ah! non è proprio allora, che la guerra mi apparí una cosa amena. E dire che di lontano la si crede tanto poetica!... qual senso veder quel sangue appena rappreso, quel disordine della persona scomposta e la rigidezza della morte!... Basta, non è ora da metafisica, perché sul piú bello delle operazioni da pontoniere o zappatore in cui tutto s'affaccendava il mio compagno, si odono fucilate vicine, e un rumor di passi e gridi concordi nella più paurosa discordia...
– Eccoli... presto... chiudi bene.
| |
Tedeschi Romeo
|