– È chiuso...
– Ma che?... altro che chiudere... – Da un momento all'altro si vede per le fessure della capanna penetrar fumo, accompagnato da scoppiettío, da odore di incendio...
Mia carissima, gli amici ci bruciavano... Pensa che improvvisata per me, che proprio non mi sento niente persuaso di morire a quel modo. Un'anticipazione d'inferno?... ma nemmen per sogno!... ghermisco una scala, e su su, monto fino ad una specie d'abbaino per dove ordinariamente si dà l'uscita al fumo... e mi arrampico pel tetto, e giú; prima lo schioppo... o io dietro, salto da un'altezza, che a caso quieto mi farebbe pensare... Riprendo l'arma e via... ancora ho da voltarmi da allora di quel salto! Di Romeo, del povero compagno mio, non so cosa avvenisse di preciso. Credo che saltasse giú anche lui, ma malamente, e i Tedeschi lo acchiappassero rotta una gamba, piú morto che vivo; intanto che la capanna bruciava col povero Eusebio dentro. Chi glielo avesse detto prima della guerra?... tu avrai funerali classici, all'antica e pel tuo buon cuore sarai bruciato sulla pira di patria, povero, sacro avanzo della grande annata?
Appena fuori del casolare dove mi si voleva far quel bruttissimo servizio di bruciarmi vivo, m'imbatto in una frotta di fuggenti e giú pei declivi circostanti, con quella lieta brigata: non si vedevano che calcagni in aria; come tante gualchiere e trotta e sbalza per di qua, per di là ansanti, trafelati; io come tutti; se non che tenevo il mio fucile in mano come un torcio in processione: ma tant'è l'onore dell'arma era salvo.
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Romeo Tedeschi Eusebio
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