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      Quando fummo in un certo punto si trovò un prete, il quale non ti dico con quali arringhe patriottiche ci fulminasse. – Italiani?... vergogna!... come volete redimervi, cacciar lo straniero... indegni di libertà, ecc. – Eh!... a poveri merciaj, artisti, impiegati che avevan tenuto saldo il più possibile! Io gli volevo pur rispondere: ma per cansare due o piú cavalli fuggenti, con in groppa, secondo che mi parve alla eleganza del portamento, alcuni signori veneziani, caddi in un fosso e mi si empirono le scarpe... (oh brutta prosa!) di fango... e di là, signora mia, non si esciva, per quanto scalcagnassi, e mi dimenassi come un'anitra nel pantano. Finalmente Rensini mi raggiunse, mi die' mano e si riprese la corsa... per via egli era tanto spaurito che, scorgendo non so che di bianco, la prese per cavalleria... e scomparve di nuovo. Eran lini esposti all'aria... Io entrai in una casa; fui ospitato da una buona famiglia, e fu là che m'accorsi di una scalfittura al piede. Bada che la mamma non ha da saperlo: le si dirà che in qualità di contabile della compagnia ho da rimaner a Padova, a Vicenza!... che so io?... a render conto al comitato. Qualunque frottola, basta ch'ella non sappia nulla.
      D'un'altra cosa ti prego istantemente. Consegnerò a Daniele, crociato anche lui, ma dal quale stetti sempre disgiunto in questa fazione, consegnerò una lettera per mia madre: egli poi le darà tutte due a te.
      Mandagliela subito... ma per mani sicure; ne contiene una di gelosissima... ah! non farti una cattiva idea di me.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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