La Lisa Rensini, madre del crociato e di molti altri fra grandi e piccoli godeva poco buona fama: era amica della Teresa, che in quei tempi, non so con quali pretesti, e trovando inesorabilmente chiuso il tetto paterno, le stava a loco e foco, cosa vista di mal occhio assai dal conte Lorenzo, che aveva sempre odiato la Lisa.
Come risulta dalla lettera precedente, Salvatore ne aveva mandata un'altra alla Clelia, perché la spedisse alla Marietta. Latore Daniele, sgarbato e ruvido parente, la lettera, invece d'andare prontamente al suo destino, stette per giorni e giorni in una saccoccia di costui: e solo venne fuori quando, alle replicate inchieste della Clelia, in grande apprensione per la vita del giovane, Daniele si ricordò di consegnarla. Torniamo alla Marietta.
Aveva la buona donna passato abbastanza bene il tempo doloroso dell'assenza di suo figlio. Le si era dato ad intendere, da qualche reduce, come Salvatore doveva fermarsi, per rendere certi conti... poi le mille occupazioni, i letti da preparare, una mano da dare alla sua inquilina Lisa... insomma poteva chiamarsi contenta che un intervallo, creduto di desolazione, scorresse, se non lieto, tranquillo.
Però, coll'avanzar dei giorni, quella quiete cominciava ad alterarsi, mandava a veder dalla Clelia – se sapesse nulla – e alla risposta, per lo meno incerta, rimaneva sempre piú perplessa.
Finalmente ecco giungerle la lettera di suo figlio: mandata dalla Clelia, che non si poteva movere di casa: contravvenzione all'ordine di Salvatore, ma di cui nella confusione del momento, la fanciulla non misurò le conseguenze.
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