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      – Ah!... – disse la Marietta tremante, – eccola... eccola quella lettera, che aspetto come s'aspettano gli angeli del cielo. – E la ghermí in furia, e in tanta furia da dimenticarsi che non sapeva leggere. Allora, ita al balcone, si mise a chiamare quel tal signor Rensini di cui v'ho parlato.
      – Signor Matteo!... oh! la scenda un momento di grazia...
      – Son solo in casa, – rispose egli, – ho mandato la donna a far le spese, e gli altri sono andati incontro ai crociati che tornano: ne die' avviso il Municipio per bocca del signor Podestà, proprio lui dal Pergolo, – disse l'indiscreto, benché avvertito dalla Lisa, che, non sapendo se Salvatore tornerebbe cogli altri, valeva meglio tenerle nascosto quel fatto.
      – Tornano?... – mormorò la Marietta con un principio di smarrimento... la lettera, dianzi tanto preziosa, le si cambiava in un cencio inutile o di cattivo presagio...
      Intanto Rensini discese.
      Appena in camera, e saputo l'uffizio richiestogli, inforcò gli occhiali sul naso, sedette, si die' un buffetto, come costumava, sulla barbetta, che secondo il dovere d'ogni buon italiano, portava sul mento, grigia e crespa come un grumo di lana, mista al crine d'un cavallo: poi aperse il foglio.
      – Qui ce n'è un'altra, – disse il signor Matteo.
      La Marietta la prese macchinalmente, la mise sopra un tavolino.
      Rensini, per le buone regole, intonò un "mamma mia carissima", dopo di cui lesse la data ai primi d'aprile.
      – Aprile? – grida la povera donna smarrita... – ma siamo in maggio: è dunque un secolo!


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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