– Piano! – disse Matteo, senza accorgersi che la madre di Salvatore cominciava a provare una fortissima perturbazione di sensi: però ancora ella si sforzava di parer quieta, ad ascoltare la importante lettura, che fu ripigliata, e progrediva tranquilla; ma quando si venne al punto:
– "È meglio dir la cosa alla prima, non isgomentarti, mamma mia, il povero Eusebio, chiamato col suo nome di guerra principe Eugenio, è morto...". Non ci volle altro... la madre trafitta da un fulmine, preparata da un cumulo di dolori, di tristi previsioni a forza represse, fu per perdere la ragione.
– Oh! Dio! – grida ella, – è morto anco Salvatore... gli è morto!... gli è morto!... – e irrompe in dirottissimo pianto.
Immaginatevi il povero ometto in che impiccio si trovasse, nel vedere le smanie della Marietta: e quanto si pentisse di non aver taciuto del ritorno dei crociati... capace di commoversi anche lui, perché padre di numerosa figliuolanza. Mentre cerca calmarla, si ode suonare il campanello.
– Suonano a casa mia, – dice Rensini. – Bisogna che vada io ad aprire, perché la serva è ita anch'ella incontro ai crociati.
La Marietta finse tranquillarsi, e, corsa al balcone, domandò:
– C'è Salvatore?... c'è mio figlio?
– Noi non l'abbiamo visto.
– No?... no?... non c'è?
– No davvero, sarà dalla Clelia...
– Oh! Dio... ch'è morto; non mi darebbe questo dispiacere d'andar da nessun altro prima di me: è morto... – irruppe la madre una seconda volta; e, fuori di sé, ella si ritrasse. – È morto, – disse poi con calma terribile, – cos'ho da fare a questo mondo?
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