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      .. per cui tutto il paese fu a soqquadro; venuta dunque la sera dopo, in un angolo di quel bell'orto di casa Rizio, si vide imbandita un'elegantissima mensa. Tovaglia fina di Fiandra; salviette ripiegate a costure, in modo che figurassero foglie, e poi fiori, piattini fermi, e da per tutto i tre colori.
      La compagnia numerosissima e sparsa per ogni dove, talché difficile riesce il presentarla al lettore: già sempre noi siamo poco schiavi delle cerimonie: immaginatevi in tempo di rivoluzione. Ma, di mano in mano che ci occorrerà, nomineremo i personaggi noti, e daremo qualche contezza dei nuovi. Del resto le case meno ospitali erano aperte in tutti quei tempi, e nemmeno i padroni sapevano chi fosse seduto alla loro mensa.
      Appunto su ciò, non so quanto edificato, parlava il dottore Agostino Rizio, il conte Lorenzo, suo genero e qualche altro vecchietto, mentre i giovani strepitavano in altre parti di quel lieto convegno.
      Il genero aveva domandato al suocero chi fossero alcuni de' convitati, perocché sotto la sua maschera di freddezza, il conte era pieno di curiosità, e, benché non badasse a nulla in apparenza, notava tutto. Quei bei giovani, con cui tutte le signore, qual piú qual meno, e piú delle altre sua moglie, trattava con famigliarità, ei li teneva d'occhio gelosamente, e con un astio senza scopo, ma tenacissimo.
      – Chi sono?... – disse il dottor Agostino, – domandatelo a me! – poi con un fino sorriso d'intelligenza: – fratelli, – soggiunse.
      E l'altro ironico:
      – Ho sempre creduto d'esser figliolo unico, e vedete un po' quanti fratelli!


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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