Chi approvava gli obbedienti, chi li disapprovava: i militari che volevano star sul tirato e sui rigori della disciplina dicevano: – le armate non devono ragionare, ma stare al comando, comandasse pur anco il diavolo, i disertori non sono buoni a nulla, – rammentavano il punto d'onore, ecc.
I rivoluzionarii puro sangue dicevano il contrario; invocavano l'ajuto delle baionette intelligenti e perorava in favor loro l'urgenza dei casi, in cui anche ad un'armata era permesso disobbedire.
– Voi altri, – esclamò Salvatore, il piú animoso anche nelle battaglie parlamentari, – voi altri nominate il torto di tutti, ma non nominate mica i torti di quel farabutto, razza di cane, bomba maledetta che, con un'ispirazione di real petto, die' l'ordine della retromarcia... può darsi un tradimento simile?... – per un momento tutti fecero eco... laonde Salvatore furente continuò: – e c'era chi lo voleva candidato a Re d'Italia... costui... quel bimbo...
– Buono che il giornale, il quale sosteneva questa candidatura, non oltrepassando il numero dei 26 associati, pensò bene d'impaccare il suo pulcinella, e ire a sotterrarsi con esso... – disse Rocco.
La Teresa però, che fuor di casa sosteneva il partito dell'ordine, emise una proposizione che in un momento suscitò una nuova, violenta tempesta.
– Perché si son mossi i Napoletani? perché han fatta la rivoluzione? perché disgustare un re, che, in fin dei conti, denari, soldati e armi ne poteva dare?...
Il diavoleto avrebbe potuto divenir serio, perché c'entrava materia incandescente: saltò fuori un Siciliano e con gesti animati, e girando due occhi, che brillavano come i lapilli infuocati del suo Etna, improvvisò tale pittura del re Bomba e scagliò tali imprecazioni classiche, con furore romantico, ma sentito e con una sincerità che lo faceva tutto tremare nello sfogo del suo odio, tanto insomma che la Teresa si pentí quasi d'aver suscitato quel vespajo.
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