– Ah! – riprese egli dunque, – dico il vero, quel giorno delle spie mi ci godetti un mondo; non avrei dato quello spettacolo per un terno al lotto, e peccato che l'hanno abolito, il lotto, e non si può cavarne i numeri... ah! vederle, povere spie! come loro si tiravano le orecchie... come strillavano... che atti facevano... – e qui rideva sguajato, ma nessuno gli rispose.
– Non c'è, – disse Alessandro con forza, – non c'è esempio nella storia di un rivolgimento sociale simile a questo!... cosa c'è stato finora?... inni, ghirlande, abbracciarsi, saper d'essere tutti Italiani...
– E matrimoni!... – gridò Rocco; – li lasciate fuori voi altri... quest'è la volta che si sposa anche la signora Celeste, – esclamò additando la sua vicina di tavola, sorella a paron Checco.
– Io!... – esclamò confusetta la signora Celeste, – oh!... per me non ci penso davvero, tocca ai giovani.
A cui la Teresa:
– Oh!... non ci mettono ritardo, mi pare... in pochi giorni si son conclusi tanti matrimonii... e lí dal vedere al non vedere, proprio per la simpatia, per l'impulso del core... e cosí saranno felici...
– Lo spero!... – disse la Lisa, moglie di Rensini, pavoneggiandosi.
– Ah!... anch'ella... oh che?... – e tutti la guardarono.
Allora ella annunziò come la Giggia, una delle sue figlie, fosse fatta sposa con un Siciliano.
– E dove si son visti?... come?... – si domanda.
Allora saltò fuori il babbo Rensini, a cui non pareva vero di occupare l'attenzione dell'assemblea.
– Si sono conosciuti in una casa, dove noi s'era andati a vedere l'ingresso delle truppe, quelle che hanno passato il Po, sotto Durando, mi pare.
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