– E qui s'acconciava il grembiale, legato per di sopra un vecchio soprabito che gli toccava i calcagni... egli voleva piú dire, quando entrò in cucina la Teresa e squarciando ne' suoi moti convulsi la ventola, si andò a sedere in un canto...
Tutti tacquero non osando interrogarla, benché la curiosità a ciò spingesse, specialmente le donne: ma ben presto Fiorenza, inquieta, raggiunse la cognata:
– Santo Dio!... cos'è nato?... perché ti sei tolta da tavola con quel tiro?...
E la Teresa con voce soffocata:
– Oh... vi sono insulti che si pagano col sangue... buono che presto è finita!
– Quando non hai altro!... all'ultimo ti mostri rea.
– Sí, ma Nanno poteva fare a meno di chiamarlo... non credono che io sia stata sagrificata abbastanza? non ho mai da aver pace io?... mai?... mai?... – Poco dopo intervenne anche la Clelia.
– Via da brava, signora, non la stia a pigliar mosche per aria, – disse la Lucia, indovinando, da qualche parola di che si trattasse.
– Oh! Dio, egli mi avvelena la vita, – mormorò Teresa, con un orribile senso di rancore e d'abbandono.
– Torna di là... via... – continuò Fiorenza, dolcemente sollecitando la cognata... Ma sul piú bello la voce giojosa di Salvatore interruppe le donne, chiamandole col suo solito chiasso.
Elle stavano per rispondervi, quando videro venire il vispo giovine, e tenergli dietro la compagnia della tavola alta: presso al termine la cena, nessuno voleva piú rimanere seduto.
Ben presto la cucina fu piena di gente: coloro che non potevano entrare si fermarono sull'uscio spazioso ed alto.
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