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      – Veramente mi pare che ognuno ha da andare dietro a' fatti suoi, e che il Turco ha da stare coi Turchi. – Poi in mezzo ad un gran silenzio, alzando la persona, e tremolando sí, ma piú d'emozione che di paralisi: – Viva l'Italia! – esclamò improvvisamente.
      Un urrà di esclamazioni gioiose fece eco al nonagenario: e invero non poteva far a meno di non commuovere quel grido del vecchio decrepito, che nel declino della vita consentiva ai moti di coloro in cui essa ferveva nel suo maggior vigore, e che, appartenendo ad una povera stirpe schiava, ad un ceto in cui le idee partite dall'alto non potevano ancora essere che scarsamente diffuse, pur sapeva, con una parola, dir tutto.
      – Eh! – disse Alessandro, asciugandosi furtivamente una lagrima, – quai miracoli sa far la rivoluzione!... cosa non mai vista...
      – Mai piú, mai piú – gridarono in coro, – e guai se non nasceva.
      – Oh! guai davvero! – disse il signor Agostino sorridendo.
      – Son necessarii gli scandali, – mormorò don Leonardo.
      – Non dir mica che la rivoluzione è lo scandalo... ohe! prete, bada come parli! – gridò ridendo Salvatore.
      A cui il buon sacerdote:
      – Fo per ispiegarmi.
      – L'universo, – disse allora il professor Alberto, – è retto da due forze: l'una centripeta, l'altra centrifuga.
      – A quale delle due forze appartiene questa qui? – esclamò Salvatore, ghermendo alle spalle la Clelia, e facendo il moto d'abbracciarla.
      – Salvatore! – mormorò con accento di rimprovero la Marietta, che udí taluno fra i vecchi dell'assemblea commentare malignamente quell'atto, e dire: – ora si usa cosí, abbracciare le putte oneste in pubblico.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
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