Tacevano: ma gli occhi torbidi, ardenti, fissi in un pensiero parlavano... Salvatore, poco adatto ai dolori muti, esclamò:
– Perché non si fa una sortita?
E Alessandro:
– Perché ci tocchi come l'altra volta... non abbiamo chi ci guidi, non abbiam forze
– Destino infame! – vociferò Salvatore... Uf!... solo all'idea di vederli, magari per un giorno... capisco che sarebbe fin che il Re passa l'Adige.
E la Teresa:
– Non bisogna permettere neppur per un'ora... sarebbe una profanazione... bisogna mandare qualcheduno al campo e domandare rinforzi al Re... Se non si vuol decider lui a venir avanti, almeno ci lasci difenderci noi, ci dia...
Uno scroscio di risa interruppe la Teresa. Era Daniele.
– Cosa!... il tradimento... – disse con voce cupa.
– Eppure al nostro Re si sottoscrisse ed inchinò anco il tuo Mazzini... – rispose Alessandro.
– Per non farsi torre in uggia da voi altri moderati: ma che? non vi par lampante il tradimento di costoro?... non vedete che non si decidono mai a venire avanti?
– Ma è vero!... Io non sono mazziniana, – vociferò la Teresa, – ma, dall'altra parte poi, non mi raccapezzo del perché non ci si liberi del tutto.
– L'insurrezione in massa, occorre, – gridò un Romano, – ma voi non vi movete... siete snervati... siete in core tutti oscurantisti. L'Austria vi ha corrotti... siete Tedeschi...
Un frastuono, un romor di spade, misto a vociferazione interruppe il Romano.
– Vorrei dirvi, – esclamò Guido, dominando il frastuono con coraggio e colla solita pacatezza, – vorrei dirvi che ci dovevate difendere meglio.
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