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      – Bisogna tagliar la testa ai maledetti caproni di austriacanti e gettarli nel campo nemico, per infondere un tal terrore, che non osino nemmeno appressarsi: bisogna valersi delle loro ricchezze per l'impresa nazionale: son tutti ricchi.
      Nessuno gli rispose, ma un brivido corse a ciascheduno per le ossa.
      – Se ti sentisse Fiorenza, – disse con un riso forzato Alessandro.
      Daniele atteggiò il suo viso, sempre antipatico e duro, ad un senso di disprezzo pel quale apparí la piú brutta faccia del mondo.
      – Sempre colle donne tu mi vien fuori, – mormorò Daniele, – io, a vedere il male che esse fanno, l'ascendente ch'esse esercitano sugli uomini, deploro cogli antichi Romani che il mondo non ne possa far senza, e non si nasca alla prima dalla nuda terra.
      – Va là che sei il gran orso; ha ragione Fiorenza di chiamarti così... – pensò la Teresa... poi ad alta voce con piglio risoluto: – Oh! per la difesa ci pensano i militari, quelli che andranno alle barricate: noi pensiamo piuttosto al da farsi nel caso orribile... ma non del tutto fuori di ogni possibilità... che questi Tedeschi ci tornino qui... – io, – proferí con una violenza esagerata, perché pur troppo non credeva ella stessa alla forza delle sue risoluzioni, – io qua non resto!...
      Non aveva appena finito che, apertasi la porta, comparve, come lo spettro di Banco, il dottor Agostino: duro, impalato, salutò gravemente e fe' un cenno a Fiorenza, che un momento prima era venuta nell'androne, dove stavano raccolti i giovani: ella si mosse.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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