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      Fiorenza corse alla culla del suo bambino con coraggio, ma reprimendo un sospiro d'angoscia: aveva sentita la cognata Clelia, ed altri giovani, accorsi là dalle abitazioni vicine, gridare un giojoso: – viva l'Italia! – segno che vedevano uno degli attesi proiettili volare per aria nella direzione della casa Rizio. Di fatto poco dopo s'udí l'urto, il fragore... era scoppiata la bomba.
      – Qui sopra non ci si può mica stare, – disse Fiorenza; – veramente mi spiace portare questa creaturina all'umido, da jeri è un po' ammalato, vedi... o colla soffitta armata in tutto punto, speravo di potermici mantenere quassú...
      – Se non la ci sta coll'animo quieto, portiamolo abbasso, signora, – disse Lucia, e chiamato un rinforzo, trasportarono la preziosa culla in cantina.
      Nella qual cantina c'era già raccolto un bel mondo di gente; e siccome, per una porta, si andava in un gran cortile, e da quello in un verziere, che comunicava in altri luoghi di terreni contermini, dove si rifugiavano a frotte gli abitanti di ogni casa, non vi potete immaginare che vita fervesse in quel giorno nei siti sotterranei o bassi, dianzi unicamente asilo di scorpioni, ragni e simili insetti.
      In questo giorno dunque, invece del tranquillo lavoro degli aracnidi, c'era un moto di gente, un via vai continuo di giovani soldati, di guardie nazionali, di generali improvvisati; un ansioso domandare, un rispondere ambiguo... e tante altre cose che il lettore potrà facilmente raffigurarsi in pensiero, per poco che sappia come vanno le faccende in simili congiunture.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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