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      Del resto la casa Rizio poteva annoverarsi per una delle piú tranquille. Primo di tutti il dottor Agostino, occupato com'era in ufficio di poca importanza in tempi ordinarii, ma importantissimi in momenti supremi, s'era allontanato da casa, ma vi tornava di ora in ora; senza scomporsi, senza far confusione, ritto, interito come una statua.
      Il solo che in casa Rizio potesse comprendere i giovani era lo zio prete. Di tre fratelli, non aveva famiglia che il dottor Agostino: degli altri due uno, veterano di Napoleone, viveva in una campagna del Friúli; l'altro, don Leonardo, teneva cura d'anime in un paesello vicino.
      Fu detto qualche volta che i rimasti celibi son quelli a cui sarebbe stata bene la famiglia; e quantunque il signor Agostino fosse un brav'uomo e un vero galantuomo, questo poteva dirsi il caso, l'applicazione di tale sentenza.
      Don Leonardo, piú che zio si considerava dai giovani Rizio quale amico, come da tutti i suoi parenti, da amici, da conoscenti si teneva per uno de' piú nobili cuori che battessero al mondo. Di fatto, paura non ne conosceva nessuna, fuor che quella di non adoperarsi abbastanza pel suo simile e specialmente per gl'infelici.
      Nel giorno, di cui parliamo, era stato don Leonardo a disporre la importante faccenda del ricevimento da farsi alla visita delle pellegrine dell'aria: ingratissime visite, che nessuno poteva mandare indietro. Con provvida mente, con zelo infaticato, il buon sacerdote, in gamba fino dalla prima aurora di quella tremenda giornata, senza mai un istante di riposo, aveva messo da per tutto mastelli d'acqua, uomini appostati per ghermire, se fosse possibile, i proiettili, nell'atto che cadevano, o appena caduti: aveva insomma fatto tutto quello ch'era possibile a scemar l'orror fiero d'una tale giornata.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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