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      Di lontano, oltre il muricciolo, che separava il cortile e il giardino dei Rizio si vedeva la signora Giuliana accovacciata in giardino e che, con noncuranza d'idiota, stava per mondar le sue erbe, esposta alla morte; ci stava come Salvatore, nel petto del quale tumultuavano cosí nobili e ardenti passioni.
      – E dunque? – chiesero tutti coloro che, rimanendo sotto il portico, si erano avvicinati al posto dove Salvatore stava seduto, o per meglio dire abbandonato in cortile, – e cosí?... che notizie?... – ripeterono ansiosi.
      – E cosí... cos'ho da dire?... vengo dalle barricate e dalle mura... non si stette un momento in riposo, e vi do parola io che se ne fecero delle scariche, e i nostri cannoni tiraron fermi e sicuri; gli Svizzeri, gli artiglieri pontifici si conducono benissimo, ma cosa importa se quei cani, continuano a massacrare la città?... se... e all'ultimo poi ci tocchi... uf!... – e nell'impeto del dolore, lasciando cader giú il fucile dalla destra che lo reggeva appena, le portò tutte e due agli occhi per non farsi scorgere, per nascondere le lagrime infocate, che gli sgorgavano...
      La Teresa taceva, ma intenta, fissa in Salvatore, voleva senza dubbio parlargli in segreto.
      Entrò Romeo: zoppicando, ma pure entrò di fuga, come chi ha cose importanti da riferire: e tutti allora girato di bordo, furono incontro a lui.
      – Notizie?...
      – Si battono.
      – Ah?... sentite?... si battono... e dove?...
      – Si battono, – replicò Romeo, perché molto facilmente asserivasi quella notizia vaga, confusa, indeterminata che sosteneva le speranze, senza precisar nulla.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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