... Maria Vergine santissima, il saccheggio... la rivoluzione, – lo trattenne. Il povero paron Checco, se n'aveva poco indosso del sangue, in quel punto gli andò via tutto, e non fu allora che il patriottismo del brav'uomo parlasse piú alto della paura.
Di fatto era, in mezzo a tanti spaventi, un all'armi, d'un carattere veramente sinistro. Ognuno si mosse: il professor Alberto, che discuteva coll'ufficiale romano sul modo di far cadere le fortezze col magnetismo, venne via dalla stalla.
Fiorenza al contrario corse alla culla del suo piccolo tesoro, e stese sovr'essa le braccia in segno di protezione.
– Cos'è?... cos'è stato?... cosa nasce?... – e tutti si affollano alle porte delle cantine, corrono tutti in entrata, si aggruppano intorno al gran portone della casa e un confuso, indeterminato terrore stringe l'anima d'ognuno.
– Aprite!... aprite... si apra!...
– No!... – urla la signora Celeste comparendo scapigliata, colla parrucca per isghembo e le mani su quella. – No!... non aprite, è il saccheggio, è la rivoluzione... e dove ci son donne bisogna tremare... per carità... non aprite... capitoliamo piuttosto, per amore di Dio!
A quella uscita della signora Celeste al suo aspetto grottesco... cosa volete?... malgrado l'orribile ansietà del momento, proruppero tutti in un gran ridere.
– Sentite! – esclamò Alessandro, – i Tedeschi in città non ci sono ancora... questi che picchiano son Italiani, dunque fratelli... apriamoci...
– Cari quei fratelli, – mugolò fra' denti sior Francesco.
In un lampo fu aperto, e subito entrò, seguito da gente ignota, un uomo.
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