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      .. – questi son momenti in cui i padri han da rientrare, non da uscire; intendo i padri di giudizio.
      – Uscirò io che non son padre... – disse Salvatore, e nonostante le grida della Clelia, risoluto andò fuori.
      – Ma cosa c'è, col nome di Dio?... – tornò a domandare Fiorenza al suocero.
      Egli le accennò di ascoltare, per tutta risposta.
      Di fatto i romori della strada parlavano eloquentemente del disordine e dell'orrore d'un tale momento... distinto non si poteva cogliere verun suono, ma pur fra l'orrendo fracasso dell'artiglieria, l'orrendo bombo e lo scoppio degli obici, feriva l'orecchio il suono di voci confuse, a intervalli, senza misura. Urli, urrà, gridi di dolore e di spavento, imprecazioni varie, orribili bestemmie; poi da un punto all'altro uno scalpitare di cavalli tutti in un gruppo... trapassavano veloci, suonavano come lo scroscio di una cataratta aperta d'improvviso, e repentinamente chiusa. All'ultimo si batté la generale.
      – Io intanto, – disse la signora Giuliana, senza punto scomporsi, – io vado a far mettere fuori le bandiere, – e andò a chiamare un tale, a lei vicino, da essa pagato durante il tempo della rivoluzione, affinché nei momenti difficili si mostrasse al balcone, e sciorinasse con metodico entusiasmo quante piú bandiere gli stavano in mano. La signora Giuliana attribuiva a questa specie d'esorcismo, a questa salutare protesta, il non aver mai sofferto nulla di straordinario in tempi cosí burrascosi.
      Quanto al vecchio Giosuè, sciogliendosi il fazzoletto da collo, annunziò, come conseguenza immediata e naturale, che se ne andava a letto.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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