... che Dio sa quali conseguenze... basta gli perdono perché lo credo un patriotta, come ce n'ha pochi in Italia.
Alessandro si ritrasse a leggere i geroglifici di Daniele.
Non ho tempo di venire per quella cosa che sai; Rocco può sostituirmi.
Ecco il biglietto.
Giunta la notte e proprio nel cuore, Alessandro si tolse pian pianino dal fianco di Fiorenza, che appena appena dormiva allora d'un sonno agitato e tutto di stanchezza: avviatosi egli con somma cautela al pianerottolo della scala, diede un fischio sommesso. A quel fischio un'ombra si mosse dal cortile dove posava accovacciata.
– Hai preparato?
– S'intende, – e aperse una porta.
Alessandro e Rocco si unirono, entrarono in un androne a pian terreno; da quello per una porta antica, tarlata, mezzo coperta da ragnateli, passarono in un corridojo stretto, umido, scuro e da questo in un piccolo sotterraneo. La casa Rizio, antico convento, era piena di curiosità di un genere che nelle case moderne invano si cercherebbe. In quel sotterraneo non ci avea che una buca profonda, nella quale deposero una cassa lunga, stretta, dopo d'essersi assicurati che si trovasse ben garantita dall'umido e dalle bestie.
– Questa, – disse Rocco, – può rimaner qua due mila anni.
– Non sarà mica una profezia di durata del dominio austriaco in Italia.
– No, per amor di Dio!
– Ma senti, Rocco, e questo io te lo dico da senno... fossi morto e sepolto, come queste armi, e passassero tutti gli anni che vuoi... al momento in cui il mio paese si liberasse, mi pare che salterei su da sottoterra per riprendermele.
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