.. infamissimo destino! – proruppe alzandosi, avviandosi per uscire, ma poi tornando. – Quando mi penso che, pur ch'io rimanessi qua, non importerebbe a mio padre ch'io fossi pigliato dai Tedeschi... e un uomo di questa sorta m'ha da toccare a me: a me!... Dio eterno!
Fiorenza tentò calmarlo.
– Via, chétati!... lo credi tanto insensibile?... del bene ei te n'ha pur sempre voluto... ei non s'immagina che tu corra pericolo.
– Del bene?... del bene?... lui... che non ebbe riguardo di farsi dare del retrivo da tutti?... e di mettermi al punto di ricever insulti?... lui che invece di aiutarmi a partire... oh! ma sai, cosí mi mette al puntiglio peggio!
Quindi partí e Salvatore gli tenne dietro.
– Oh! Signor benedetto!... cos'ho da fare? – domandò Fiorenza.
– La vostra parte, – osservò con dolce fermezza Guido, – sí... la parte d'angelo, – riprese, come se lo avesse interrogato.
– Ah! grazie... come si fa a esser angelo in mezzo a questi demoni? ... Cosa possono gli angeli? – rispos'ella non trattenendosi dal ridere.
Ed egli:
– Tutto e sempre: se no, non sarebbero angeli...
Stava Fiorenza per aggiungere alcuna cosa, quando piangendo fragorosamente entrò la Clelia.
– Oh! Dio... cos'è?... cos'è stato?...
E tutti le si misero attorno.
– Perché piangi?
– Perché il papà ha detto che se Salvatore va via coi Crociati, invece di continuare i suoi studii, non vuol più saperne del nostro matrimonio. – Qui il pianto la interruppe.
– Perché parte coi Crociati?... dunque il dottore si vuol proprio dar per tedesco?
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