.. non che di pochi risparmi, perfino delle sue vesti, perfino de' suoi libri.
Fiorenza, baciando senza parlare quella mano veneranda, e caritatevole, s'avviò al baule, e ne levò la sua roba.
Quanto ad Alessandro, ei si persuase piú facilmente a partire solo: ora parliamo di Daniele.
La condotta di quest'uomo appariva cosa dell'altro mondo. Mentre tutti piangevano, egli, nel suo pallore verdastro, esultava, e con parole tronche esprimeva una specie di giubilo. Camminava piú svelto del solito, capitando come ne aveva l'uso, addosso alla gente senza che se l'aspettassero, e cercando di dare al suo occhio incerto l'espressione feroce delle sue parole. Era egli sincero, quando diceva:
– Va bene: ho caro... s'avvedranno cosa ci si guadagna a credere ai re ... sarà tolto l'odioso legame coi troni, un po' alla volta ci verranno a quello che occorre. Appenderli tutti i moderati e le carogne dei signori, che tremano di perdere le loro ricchezze... ora se ci fosse un po' di sentimento, fuori tutti come i profughi di Parga e di Sagunto... ma si; aspetta che si scomodino... se partono, vogliono la vettura e la cameriera appresso... manco male non ci sia la balia e il servitore in livrea...
Guido lo interruppe:
– Per ridursi a questi estremi ci avrebbe voluto non un'idea per quanto grande, ma la tirannia.
– Voi cosa fate? – gli domandò beffardo Daniele.
– Io resto, – rispose placido, ma fermo Guido, e volle dire: – son italiano quanto voi.
Daniele non rispose, ma guardò fisso Guido; anzi e' si guardarono tutti e due in modo che due fulmini, i quali s'incontrino, non potrebbero ardersi di sprezzo e d'odio altrimenti.
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Alessandro Daniele Parga Sagunto Daniele Guido Guido
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