.. non ci vuol di meno a persuadere questa fitta di poltroni, questi avari, questi animi impiccioliti nella grettezza della casa; non ci vuol di meno a convincerli delle assurdità di far lega colla diplomazia... – e qui in mezzo al silenzio universale continuò la sua arringa tribunizia e declamò, al suo modo, le piú fiere cose, improntate d'un astio feroce e tutto sanguinario, ma, delle quali a ben studiarne il senso, era impossibile intender l'applicazione chiara e diretta.
L'uomo pallido proferendo questi discorsi pareva il demonio della rivoluzione, non per condurla al bene, ma per trarla alla sua rovina.
CAPITOLO XVIIUN RAGGIO DI SOLE FRA LE MISERIE
Venuto il tòcco dello stesso giorno, Clelia udí il tintinnío d'una spada e uno zufolo sommesso dalla parte del giardino. Le trassaltò il cuore, ché le parve di riconoscerlo; ella sapeva che suo padre, repentinamente inferocito, non voleva piú sentir discorrere di matrimonio, di promessa, di niente... pensate qual divenne allorché, al tender l'orecchio, udí proprio distinto il segnale, con cui, prima di venire in casa, soleva passare sotto alle finestre il suo Salvatore. Era lui, nessun dubbio.
Allora la fanciulla scese di sbalzo, e andò ad una finestra di dove poteva veder chi le premeva, e capire da qual lato venisse, poi corse da Lucia scongiurandola le aprisse la cantina, come se ci dovesse spillare il vino, giacché dalla inferriata della cantina stessa ella avrebbe potuto parlare al giovane.
Lucia si fe' pregare.
– Uh! Dio... se lo viene a sapere il padrone, povera me, non mi mancherebbe altro!
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Clelia Salvatore Lucia
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