Ella dunque rimaneva. Per quanto? come?... in quali condizioni?... Non vi era qualche cosa di sinistro in questo forzato abbandono?... in questo mutamento di condizioni improvviso?... quali contingenze le preparava il destino?... Ah! certo le difficoltà della vita, che prima le erano apparse piú o meno serie, ora le divenivano al pensiero troppo terribili. Non sapeva cosa sperare, cosa temere, non trovando piú l'ingenua confidenza del suo carattere, tremava quasi di sé, e si sentiva sola, in una famiglia in cui le divisioni, dianzi latenti, si scoprivano ora tutto ad un punto quali piaghe profonde; tristamente sola, senza che ne potesse accusare nessuno. Una idea nata con Dante, discesa di generazione in generazione, avendo subita l'incubazione de' secoli, giunta al suo sviluppo, sconvolgeva l'ordine d'ogni cosa nella terra, dove finalmente era scoccata l'ora della risurrezione d'un popolo, fino a quel punto di nome!
Umile creatura di Dio, Fiorenza non poteva che abbassar gli occhi davanti allo splendore d'una stella cosí viva, e fare atto di assoluta docilità, in faccia ad un ineluttabile decreto. Ella sedeva solitaria sulla soglia della casa, per rimanerci, appunto secondo le antiche istituzioni italiane, genio tutelare di essa: e come l'uccello sospende la sua canzone d'amore al sopravvenir dell'uragano, e si nasconde tra foglia e foglia aspettando il sereno, si rinchiudeva nel proprio interno, chiedendo coraggio e lume finché terminasse l'ardua prova, e, col suo, ritornassero in calma tanti poveri cuori.
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Dante Dio Fiorenza
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