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      PARTE SECONDA
     
     
      Tu lascierai ogni cosa diletta.
      DANTE
     
      Di Alessandro a Fiorenza.
      Lugano, ottobre 1848
     
      Col nome del cielo! ho finalmente ricevute tue lettere: ho finalmente avute vostre notizie! Mia Fiorenza, puoi tu immaginarti per un povero esule al quale se non è manifestamente vietato il ritorno in patria, riesce almeno cosí difficile ch'è quasi impossibile, puoi tu immaginarti quale affanno sia il non ricever lettere?... il non saper nulla?... il silenzio di morte e la tema, che dico? il terrore di romperlo?... Esser là, domandare, attendere una risposta. Questa risposta può sonare così, "tuo figlio l'hai perduto: la tua Fiorenza... tuo padre..." ah!... sebben barbaro, è padre!
      Ti accerto che nei giorni scorsi qua in riva al lago, voltando la testa a settentrione, credevo di sentirmi a precipitare addosso le Alpi, silenziosi colossi, che ci soprastanno, e nell'istesso tempo io provava un desiderio di slanciarmi nell'acqua, e soffocare in quelle onde dolcissime la mia vita... i miei dolori. Si, perdonami! s'ha da star molto bene cullati dalla morte nei profondi gorghi di un lago: s'immagina la felicità e l'obblío: la cessazione del proprio pensiero. Orribile cosa. Oh! ma quanto più orribile il desiderarla.
      Tu stupirai, Fiorenza, di udire tali parole disperate da me, sempre fidente in queste grandi altalene politiche; da me, che vedesti ridere in faccia al pericolo, in preda alle persecuzioni; da me che ho conservata la piú robusta fede, in mezzo a tante traversie, fin allora, che trafitto da uno spasimo senza nome, io ti scrissi quelle poche righe, sopra una pagina lacerata del mio album.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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