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      Dico all'accento, perché appena fermi, un servitore balzò dal seggio di dietro, e corse a chiamare una signora, avvisata senza dubbio, perché subito comparve. Vestita con eleganza e semplicità principesca e col velo alla lombarda sul capo, l'accompagnava un bel giovane dalla barba nera, morbida, dal cappello a larga tesa: un emigrato senza dubbio, ma che dalla pelle fina, dal fare, dai guanti, si vede appartenere al fior di latte dell'aristocrazia. Si scambiarono con una sobrietà ed eleganza di modi, che rivelava l'alta origine, parole vivaci d'addio e di appuntamento a Parigi, e fu facile intendere la loro condizione di emigrati milanesi. Con un salto il servitore montò sul seggio: in mezzo allo schioccare delle fruste, fra nembi di polvere, le due carrozzone partirono e, nascoste dai fianchi delle rupi, intorno a cui gira la strada, in men che non si dice, le perdemmo di vista.
      – Guarda, – esclamai io volto a Daniele, – guarda nella rivoluzione italiana chi c'entra... eh?... che ti pare, i nabab lombardi, i gioielli dell'aristocrazia europea, gli Epuloni, i Sardanapali cui dovrebbe esser unicamente caro "il muggito dei buoi" con quel che segue, li vedi... in esiglio!
      – Ah! – interruppe Daniele, con la sua selvaggia e contenuta energia, a cui si mescolava questa volta una derisione cosí amara da parer feroce. – Ah! va bene!... in esiglio, poverini!... guarda ch'essi mi fan compassione. Lasciano il palazzo di Milano per andare all'Hôtel a Parigi: per passare la notte alle feste da ballo, il giorno in ricevimento, visite e simili cerimonie; il palazzo di Milano sarà chiuso, e ai forestieri, che lo visiteranno, si racconterà con sentimentalismo: – la signora duchessa, o la signora principessa, o i signori marchesi sono esuli: – ossia tronfi e superbi si fanno trascinare in una magnifica carrozza lungo i baluardi di Parigi; in vece che pel corso di Porta orientale: le donne schiacciando, con la superbia goffa d'una nobiltà senza gloria, qualunque povera donna, anco se italiana di nascita e di cuore com'esse, pronte anzi a disconoscerla, a voltarle le spalle appena siano alla presenza dei loro illustri compagni.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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