.. deve essere una sola, – irruppe Daniele, – la causa del popolo, la causa dei sofferenti portata davanti al cospetto delle leggi vendicatrici contro i superbi, che conculcano chi non ha le loro ricchezze, male scompartite: cosa pretendi tu di fare, immiserito nella tua causa nazionale, che tocca l'intelletto di pochi letterati?... una causa in cui tutti i popoli siano solidali ci vuole: a Vienna bisogna guardare adesso... là dove si combatte per un'idea sociale... là in quelle barricate dove i proletari... – Qui non mi potei trattenere dall'interromperlo con una sonora risata.
– Come non si sapesse che gente è quella, oggi si battono, domani balleranno il waltz coi loro nemici. Carne piena di linfa, che ha bisogno di moversi per evitare gl'ingorghi, oh! va... aspettati la nostra liberazione dalla plebe di Vienna!
– Va bene! – riprese Daniele, – tu vuoi sperare da tutti, fuori che dai popoli; la finirà, se riesce il tuo sistema, che invece d'esser tedeschi si diverrà francesi.
– Almeno quella è repubblica, – esclamai volgendo la cosa in ridere – e lui – grazie, di quella repubblica sotto stato d'assedio.
– Oh! sai cosa, – gridai stanco di quel diverbio, – capisco che siamo divisi, – andate là, stolti, che l'Austria vi avrebbe ad innalzare una statua – per poi gettarvela addosso e schiacciarvi – continuò Rocco, – che ci aveva poco prima raggiunti.
– Da quale antro sei uscito, demonio, da qual bolgia d'inferno, che non sai che soffiare la disunione e il malanno?... – vociferai alla fine – dopo di che irritatissimo io mi ritirai e stetti nella camera del mio albergo senza piú voler vedere nessuno, ché già tutti questi rifugiati hanno pel dolore smarrito il senno, e non odo che spropositi e bestemmie!
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