Altra dello stesso alla stessa.
Siamo divisi!... pur troppo, mia Fiorenza; ecco il nostro difetto. Municipalismo... municipalismo! Quel generoso, che insieme con Tommaseo regge i destini di Venezia risorta e martire, Daniele Manin, proclamò l'anno scorso, davanti l'illustre adunanza del congresso scientifico, – il municipalismo è morto – ah! esso non è morto! Genova sta scrivendo questo no in caratteri di sangue, e anco tutti questi dissidî, questi partiti son municipalismo mascherato di alta politica. Oh! sventura irreparabile!... oh! immenso disinganno... io che, tremante, guardava i fieri propugnacoli, le fortezze cosí ben difese dalla tirannide e fremeva pensando – quante vittime là sotto!... quale ecatombe per liberare l'Italia!... – il nemico invece non è là, lo abbiamo noi, nel nostro seno. Perché senti, Fiorenza... ancora che si possa essere persuasi che la repubblica sia il miglior governo, è il momento di dirlo?... e dirlo in quel modo? può un cuore onesto mandar fuori l'espressione feroce di sensi cosí estremi, cosí pieni di rabbia demagogica, socialista, comunista, e di tutto quello che v'ha di peggio al mondo? E il momento di spaventare, sgomentare gli animi tanto scossi dal passeggero (tale Dio lo voglia) trionfo della forza materiale?... Perdòno ogni convinzione sincera; la perdòno di piú a quest'uomo di cui conosco l'alta virtú, ma, pensando alle tristi conseguenze, non posso fare a meno di non gemere nel cuor mio, di non ritirarmi solo e rifiutarmi ad udire parole che suonano fatalmente – siamo divisi!
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