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      Già, come tu stesso notasti, è un uomo che non somiglia a nessuno, benché grandemente famigliare, alla buona. Davvero, sai, egli ha due aspetti, uno aperto, l'altro occulto, il quale non si manifesta che in date congiunture: quando per esempio si tocchino certi argomenti in cui, senza punto cambiare la sua estrema gentilezza, egli mette fra lui e chi gli parla una barriera invisibile, oltre alla quale non si può andare. Mai non nomina i suoi... come li chiamerò?... parenti. Tu mi hai raccontato essere presso gli Arabi proibito di nominare la donna, e che bisogna limitarsi a chiedere: come va la tenda, o come sta la famiglia? Guido mi ha in ciò dell'orientale. Mai non lo sento nominare la moglie di suo zio, se è zio, di quel signore insomma suo congiunto, che in un giorno terribile, da lontano e quasi in sogno, ho scôrto al suo fianco, mentre pietosamente lo reggeva... Guido, forzato a nominarla si esprime cosí: – ella – lei, – a casa – la signora. – Questa signora non esce mai, assiste alla messa da un balcone a grata, che comunica con la chiesa vicina. Ti scrivo queste particolarità perché ci sia anco qualcosa di interessante nelle mie lettere, e non tutta politica, che abborro, come quel selvaggio, ch'è la principal causa per cui m'è ita in odio. Una volta osai chiedere a Guido: – Dove fuggí la vostra famiglia nel giorno delle bombe? – Ed egli: – fuggire? e perché? – Poi tacque attonito, come si trattasse di gente non umana.
      Tornando a ciò che ti dicevo, Guido non è punto cerimonioso, nonostante tal riservatezza ed eleganza di modi.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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