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      – Figúrati, io: mi veniva da piangere, perché quasi si alteravano un poco, e corsi via, ma dopo io dichiarai a Fiorenza, che il papà non creda di darmi in moglie a nessun altro... perché ciò non sarà mai e io ho giurato fedeltà al mio Salvatore fino alle ceneri. Già il papà proprio male non te ne vuol mica, ti perdona, dice che sei illuso, traviato, ma che il cuore è buono... Gli è quell'indegno di Matteo Rensini... tanto la facea da Italiano, e adesso dice male dei crociati, e ha dei figli in guerra, e la Giggia è a Venezia col suo Siciliano che ha sposato, sai che a vent'un anno costí son maggiori... la vedesti mai la Giggia? Il furore, di costui, è perché gli accopparono quattro galline in campagna, e cosí la signora Giuliana si lagna ancora di ciò che i Napoletani, che avea in casa, le rovinarono un tavolo, gli specchi e che so io, e predica ch'e' non son da nulla. Ma per occuparci di noi, ti assicuro che gli scaldano la testa al papà anche sul tuo conto.
      Il signor Matteo gli andò a raccontare che sei uno scapestrato senza fede né legge, senza Dio né santi, e che sempre dicevi, per esempio, che i preti s'avrebbero da maritare, che ci son troppe feste, e altre cosaccie scandalose. Io t'ho difeso, ho risposto che non sei un chietino, ma che religione tu n'hai forse piú dei percoti-panche, eccetera. Se hai detto dei preti, volesti riferirti a ciò che il nostro zio, don Leopoldo, è tanto buono, tanto amoroso che sarebbe stato fatto apposta per aver famiglia, mentre il babbo è piú sostenuto, piú severo.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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