Il buon diavolaccio (sai che dopo Montebello è diventato il diavolo zoppo) incontrò relazione con una delle mille madame Roland della rivoluzione Italiana. Vuol dire una vedovella piena d'educazione, di sentimenti soavi e insieme gagliardi. Tuttoché zoppo, anzi per questo, se la sposa: mi dimenticai di dirti ch'ella è anche ben provvista. Al malandrino non gli par vero, già combattere non potrebbe, servirà la causa scrivendo nei fogli... Dio lo benedica... lasciamolo in pace, e veniamo alle "dolenti note".
La cosa è andata al modo ch'io te la racconto, affine che tu manieroso colle signore, la riferisca a Fiorenza.
Una sera a Lugano (bada che fu Daniele a trattener là Alessandro) eravamo in un ritrovo, associazione, circolo politico, caffè o taverna, ciò che piú ti piace. Permettimi che io non ti descriva la gente di cui si componeva la compagnia, perché ci vorrebbe la tavolozza del più sciammannato pittore del mondo, e credo che sarebbe meglio alla prima slanciare in furia la tavolozza sulla tela, metodo col quale certi pittori studiano i fondi, e lasciar che venga quel che sa venire. Ce n'è di tutti i colori: qua un damerino venuto in esilio e ad aspettare la conclusione dell'indipendenza d'Italia, acconciandosi i solini, e passeggiando sotto alle finestre delle ragazze: là un irsuto demagogo coi capelli dritti e certi setoloni sul viso che gli dànno l'aria d'un porcospino, il quale superbamente corteggia qualche principessa demagoga: non ci manca un qualche rispettabile emigrato veneto, babbo e marito, che per la prima volta è lontano da casa sua; venne credendo tutti buoni monarchici, tutti fusi per davvero, tutti buoni puttelli cattolici, apostolici, romani, eccetera.
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