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      Ancora in un terzo si mangia il quadrilatero come una pasta sfoglia: però c'è in mezzo qualche giovanotto di buona volontà, che già si distinse sul lago Maggiore, e si apparecchia al caso a menare le mani.
      Si cominciò dunque a discutere e a dichiarare come qualmente che – dai regnanti non si può aspettar nulla... e che bisogna agire da noi... – Vedevo fra gli altri un certo Sere che chiamano Marino, un bifolco camuffato a martire, vero spilungone diritto e antipatico, un di quelli, a cui si potrebbe dare per insegna qualche animale, che beve in un pantano, e sotto: il me plait la trouble – lo vedevo girare inquieto, fermarsi, parlare con Daniele di cui par l'anima dannata, fin da quando erano partiti insieme per l'impresa di Val d'Intelvi. Daniele è il solo, che si mantenga all'altezza della follia demagogica. Noi tutti Veneti siamo da riporre nei ferri vecchi, siamo la gente dagli idilii rosei, dai poeti cesarei, dalle cessioni, anzi a me nel Club dicono il dottor Cessione, perché due volte ho annunciata la cessione del Veneto, sotto un arciduca... il quale è il puppazzo, che salta fuori, quando si è a secco di notizie, e proprio disperatissimi... Ma Daniele, il quale parla poco, e non guarda la gente altro che quando non s'incontra nell'occhio altrui, Daniele s'impanca a predicare, e a gridar la crociata contro tutti coloro, che non han le mani sudice come lui... per predicare predica, che par pagato apposta... Ma noi altri siamo tutti semente di lino; rivoluzionarii a casa nostra, qui si fa l'effetto di candele incontro al sole.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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