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      Insomma le prime lezioni me le diè Don Leonardo, quell'anima angelica, fatta per servir tutti, e dopo mi ci son messa da me... e guardi mo!
      Io guardai, e lessi a lettere majuscole il nome di Salvatore.
      – Brava, – dissi, – quest'è il metodo pratico o concreto, come lo chiamano... Vuol dire che non vi perdete a cercare il nome, che v'occorre imparar a scrivere... e lo si vede chiaro assai.
      – Ecco, mi canzona...
      – Tutt'altro, sublime analfabeta, – e le baciai le mani. – A voi, qui c'è una proposta, spetterà a voi farci la risposta, – e le slanciai sul tavolo la lettera, che la madre beata ghermí, e volle subito leggere.
      – Ah! per leggere ci riuscite.
      – Cogli occhiali. – rispos'ella, e, inforcati due grandissimi occhiali da nonna, lesse a stento l'epistola di suo figlio. Dopo di che me ne partii; ma la sera io rividi in pensiero quella mano rossa, gonfia dai geloni, rigida per lo sforzo, e che colle sue povere dita, stanche dal lavoro, metteva anch'ella una pietruzza all'edifizio dell'indipendenza italiana.
      A cinquant'anni imparar a scrivere!... o non dà ella a quest'idea tutto quello che ha di piú nobile, e non ci fa ella tutti sagrifizi, che può una povera, nella sua umiltà e nella sua ignoranza? Episodi ignorati, ma commoventi!
      Quindi il rovescio della medaglia.
      Il quadro di casa Vendrame accresce sempre piú le sue tinte!
      Torniamo al sereno. Raccontai a Fiorenza gli studii della Marietta e ne fu anch'ella commossa.
      – La rivoluzione, – diss'ella, – ha fatte saltar fuori tante cose, che non si sospettavano, ha messe in vista pure delle virtú sconosciute.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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