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      Ed io:
      – Questa parola non istà bene sulle vostre labbra, lasciatela dire a me.
      Fiorenza m'interruppe con vezzo:
      – Eccolo colle sue malinconie!... oh! io la so la ragione del vostro amor tetro...
      – Cioè?
      – No: domani: e vi suggerirò anche il rimedio.
      – E anche il rimedio?... cospettoIo me l'immagino questo rimedio, ma attendo a domani per assicurarmene.
      Fiorenza mi vuol ammogliare. Ecco il segreto. Io non proferii né si né no. Ella interpreta questo silenzio come un assentimento.
     
      Roma con Garibaldi e il fiore della democrazia italiana e straniera alla testa, si prepara a tener fronte all'aristocrazia cattolica da cui parte il grido, che sostiene il vecchio mondo, i vecchi principii in faccia al mondo giovane. Sí, pur troppo è questione mondana piú che non si pensi. V'han perfin protestanti a difendere il potere temporale del Papa!
      Terribile pugna... formidabilissima tenzone in cui il minor male starà nelle rovine materiali... ahimé quelle morali già cominciano!
      Dei preti si fan due partiti. Uno appassionato, o ambizioso, senza pudore si dà al diavolo; voglio dire al Governo. E fanno tanto male alla Fede, perché il popolo confonde qualche povero canonico, innamorato delle calze violette e della mitra, coi canoni della religione.
      L'altro rivoluzionario; butta giú buffa; rompe violento con tutti i doveri del suo passato.
      Il pubblico fremente di non poter odiare gli stranieri e dirlo ad essi stessi, si sfoga a odiare i preti; è una maniera di darsi un po' d'aria liberale: sono ajutati in questi sentimenti dagli Austriaci, a cui giova: son nazione militare, quindi poco pretina; in generale, indecisi cattolici, e non è del tutto spenta l'antica querela fra il Papato e l'Impero.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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