In mezzo a queste ree correnti il povero prete onesto, coscienzioso, il curato di campagna venerando nella sua canizie, e che non ne sa di partiti, continua nel suo esercizio tutto nobile, tutto paterno; comprende il moto d'un popolo, che riconquista diritti di esistenza; comprende il proprio ministero di pace e di conforti sopraterreni.
Questi, colla semplicità della vita, coll'esempio salveranno tutto!
Fiorenza è tornata sul discorso del matrimonio; sospetto che voglia darmi sua sorella. Ella scorge in me, secondo afferma, ogni rara qualità per farne un buon marito, un savio padre e capo–casa: io lascio dire: quel suo discorso ingenuo, che s'intrattiene di me come di qualunque altro al mondo, quelle sue deduzioni franche, semplici, botta e risposta, mi accarezzano l'anima e addormentano i suoi affanni... e in modo che io tremo d'interrogarla questa povera anima, tremo di leggere in una pagina, che deve esser muta per sempre. Ma il timore dura breve; sarò padrone di me per l'avvenire, come lo sono adesso. No! questa volta, fatto esperto dalla sventura... che dico? dalla eterna presenza d'un dolore disperato, io starò bene attento, e il decreto, che segnai a me stesso, non lo revocherò mai piú.
No: una seconda tempesta non turberà la mia vita: miserabile, indegno se tentassi destarla in un altro cuore, e torgli la quiete della sua innocenza! son eroismi da nulla sedurre una donna: son anzi delitti che il codice non registra, ma andrebbero puniti colla morte! Amarla, rispettarla, difenderla; oh! questo è bello e difficile.
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