.. ah! gli è ben vero che le lettere, fra scriverle e aspettarle, distruggono la vita! Abbraccio mio figlio!
Di Fiorenza ad Alessandro.
20 febbrajo
(giunta in ritardo ai primi di marzo)
Non ho che il tempo di prender la penna, per dirti una parola sola... una sola. Vieni per amor del cielo!... vieni subito, vieni presto!... Ah possa tu fare a tempo, e non ti resti un dolore eterno... In seguito alle piú dolorose vicende tuo padre è per morire... vieni, te ne scongiura la tua Fiorenza.
PARTE TERZA
Vile se l'odia.
GIUSTI
Fausto. – Bambina
Mia, no, nol temer.
Margherita. – La sua presenzaMi rimescola tutta. Io per natura
Amo i simili miei, ma quanto, Enrico,
Mi consola il tuo sguardo, in me quel visoDesta altrettanto raccapriccio. Un tristo
Egli mi par.
Ogni qualvoltaMette un pie' sulla soglia, intorno guata
Con un far tra beffardo, e corrucciatoE, lui presente, una mano di gelo
Mi serra il cor.
Fausto (fra sé). – Bell'angelo presago!
(MAFFEI, trad. del Fausto di GOETHE)
CAPITOLO IIL RITORNO
Un uomo inferrajolato, quasi nascosto il capo dalle pieghe del mantello, che lo avvolgevano tutto attorno e non lasciavano vedere che le cime dei capelli ondosi, sbucanti da un berretto piatto, a frontino ricurvo e assai basso, percorreva le strade del paese, dove ha la scena principale questo racconto. Le percorreva in furia, per sentir meno il vento, che soffiava con violenza, e i battiti del core più violenti di quello. Però di tanto in tanto alzava, quasi dal di sotto d'una celata, il viso; dava un'occhiata come se non potesse trattenersi, un'occhiata paurosa, rapida all'ingiro, poi tornava a nascondersi, e proseguiva piú in furia, più avviluppato di prima.
| |
Fiorenza Alessandro Fiorenza Bambina Enrico Bell Fausto
|