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      ... – A questo punto un barlume passò davanti agli occhi di Fiorenza.
      – Sí, – riprese la Celeste, – sappiamo... abbiamo saputo tutto. Il signor Guido guardava di buon occhio la nostra putella, poco si è espresso, perché è di poche parole, ma si capivano le sue intenzioni, tanto che la ragazza, poverina, si scaldò la testa, e s'è lasciata portar via il core.
      Qui la Costanza si credette in dovere di irrompere in un pianto dirotto.
      E la madre allora:
      – Sa che brutte faccende son codeste... che mi canzona? Una passione... un amore contrastato!... ma cospetto... una ragazza può ire a male.
      – Mi spiace moltissimo di sentire questa novità, – rispose Fiorenza, – ma io non ne ho la minima parte.
      – Come?... non fu lei, che mise in capo al signor Guido di sposare sua sorella?... e fu giusto da quel momento ch'egli non guardò piú mia figlia.
      Fiorenza la interruppe:
      – Guido non ha intenzione di sposarsi né con mia sorella, né con altre, né adesso, né mai.
      A cui la signora Giuliana:
      – Sí, credici!
      Ma la ragazza, ammiccando con malizia:
      – Oh! potrebb'essere!... quando lo dice lei, vuol dire che lo sa di sicuro.
      Fiorenza rimase attonita, per quanto non le fosse nuovo che, in questi tempi, le ragazze la san piú lunga delle madri. Però un colpo segreto la avvertí che quel veleno, gettatole in faccia dall'innocente fanciulla, era stato elaborato dalla più fina malizia.
      Intanto fu picchiato alla porta, e domandando ansiosa Fiorenza:
      – Chi è?
      Venne risposto da Guido:
      – Si può favorire?
      Le tre donne con quel volgarissimo uso d'ammiccare, e strizzar l'occhio con uno sberleffo, si fecero segno.


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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