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      Questo sagrifizio gli pareva ogni giorno piú arduo, ne sentiva il peso, che dirò?... la vergogna in modo sempre piú aspro e pungente. È vero che il malaugurato duello gli avea tolto per sempre di farsi soldato, e pugnare per l'indipendenza della sua patria; ma, in fin dei conti, avrebbe potuto scrivere, ajutar moralmente col solo perdurare nell'esilio.
      Di questo sagrifizio domandava che gliene fosse tenuto conto. Dalle parole, cioè dalle lettere di Fiorenza, intesa a metter pace, Alessandro avea giudicato suo padre diverso da quello di prima, e, se non divenuto un gran patriotta, almeno un buon italiano. L'intenerimento provato dal figlio in certe congiunture a una parola scritta dal padre, o da questo dettata alla nuora, avea richiamata qualche risposta analoga, e pareva che non vi dovesse esser più fra il giovane e il vecchio quella gran differenza, quell'abisso da cui dianzi erano separati.
      Breve; Alessandro, poco dopo il suo ritorno, attenuatasi in lui l'impressione de' dispiaceri provati in esilio, trovava che il padre gli retribuiva una ben debole riconoscenza in confronto al sagrifizio, fatto in nome degli affetti domestici.
      Se parliamo poi del dottor Agostino, egli era ben lontano dall'immaginarsi queste idee d'Alessandro, e nel caso, le avrebbe giudicate strane, per non dir pazze.
      Il dottor Agostino, al veder tornare suo figlio, avea invece pensato ciò che gli premeva a lui padre e uomo di giudizio, di quelli alla vecchia, ossia:
      Che suo figlio rinunziava ai sogni, alle mattíe, alle visioni fantastiche, eccetera, per rimettersi, ma sul sodo, alla professione, riaprire mezzà, tornare ad assumere lavori, a perticar campi!


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La rivoluzione in casa
di Luigia Codèmo
pagine 354

   





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