... far da uomo insomma: pieno di savii propositi, ma senza nemmanco immaginarsi che l'Italia ci fosse, altro che per misurarne la superficie da buon ingegnere.
Vedete se potevano mai trovarsi, e se il punto in cui agli occhi del mondo si ravvicinavano, equivaleva piuttosto a quello in cui diametralmente, profondamente diventavano avversi.
Fiorenza soffriva, non occorre dirlo. Secondo il solito, fra due fuochi: secondo il solito, sempre pronta ai palliativi, ai pietosi inganni; le pareva un sogno quel cambiamento di scena. Sul piú bello di questa guerra latente, acre, oppressiva, simile all'aria quando minaccia un temporale: sul piú brutto diremo cioè, ché niente v'ha di piú doloroso delle parole amare, del progressivo raffreddamento, dei dispetti mal contenuti e tanto piú manifesti in quanto che non risultino da collere momentanee, ma da una mala disposizione pertinace e continua, ecco un nuovo incidente: ritorna Daniele.
Quantunque estraneo, quest'incidente decideva la situazione, si direbbe in politica, e accelerava lo sviluppo d'altri germi, che già da lungo tempo covavano lungamente in segreto.
CAPITOLO VIALESSANDRO E FIORENZA
Un giorno, poco dopo la ricomparsa di Daniele, Alessandro venne a casa piú torbido e fiero del solito. Prese in disparte Fiorenza, alla quale confidava ingenuamente ogni pena, e le disse:
– Ho sapute varie cose ch'io sospettava già nel mio animo, e di cui finalmente ho acquistata certezza.
Alessandro ostentava una tranquillità, ben lontana dal suo vero stato.
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